“Chi impara ma non pensa è perduto
Chi pensa ma non impara è in pericolo”
Confucio
Il pianeta produce più cibo di quanto non abbia mai prodotto nella storia dell’Umanità, e più di una persona su dieci sulla Terra soffre le conseguenze di fame e sottoalimentazione.
La realtà supera la fantasia se confrontiamo lo già sconcertante dato dell’inedia con quello ancor più sconcertante del numero di individui sovrappeso che popolano pianeta. Stiamo parlando di un miliardo di persone che soffrono la fame contro due miliardi che accusano problemi di sovralimentazione.
Raj Patel, economista e studioso di politiche alimentari, ha lavorato per la Banca Mondiale e il Wto prima di impegnarsi in campagne internazionali contro queste stesse organizzazioni, osserva che “la fame e l’obesità globali sono due sintomi dello stesso problema, anzi, una strategia in grado di sradicare la fame nel mondo darebbe anche la possibilità di sradicare le epidemie globali di diabete e malattie cardiache, eliminando in un colpo solo molti problemi ambientali e sociali. La popolazione sovrappeso e quella affamata sono strettamente collegate attraverso le catene di montaggio che portano il cibo dai campi alle nostre tavole. Le multinazionali che ci vendono il cibo, interessate esclusivamente al profitto, influenzano e impongono il modo in cui mangiamo e in cui pensiamo al cibo, vincoli che si palesano appena mettiamo piede in un fast food, dove la gamma di scelte varia dal McMuffin alle McNuggets. Ma ci sono vincoli nascosti e sistematici anche quando ci illudiamo di essere fuori dal raggio d’azione di Roland Mc Donald“.
In Costa Rica il governo ha dovuto proibire i fritti e le “golosinas”, merendine confezionate, dai piccoli bar delle scuole. L’influenza del malcostume americano in fatto di alimentazione imperversa nelle abitudini alimentari dei costaricensi, che spesso non riconoscono più le radici di una cucina sana e si lasciano convincere dallo sfavillio dei supermercati della capitale, dove chilometri di scaffali presentano improbabili cibi inscatola pieni di zuccheri e conservanti. Una sano “cevice”, pesce fresco tagliato a cubetti e marinato nel limone, onnipresente nei menù dei ristoranti di tutto il centro e sud America, viene servito in Costa Rica accompagnato da bustine di maionese e ketchup. Un abominio per chi ami la buona tavola e un’assurdità per chi ami la sana alimentazione. La percentuale di bambini affetti da obesità e di adulti diabetici sta aumentando in maniera preoccupante e solo il ritorno ad una dieta sana potrà invertire la tendenza.
La realtà contraddittoria dell’obesità e della fame sta raggiungendo limiti assurdi a livello globale e oggi è possibile persino che gente che non si può permettere di mangiare a sufficienza diventi obesa. Perché? Le multinazionali del cibo mettono sul mercato prodotti che hanno subito una lavorazione che li rende più redditizi anche se meno nutrienti.
“È facile assuefarsi a queste contraddizioni – conclude l’economista indiano – tanto abbiamo gli emollienti morali per lenire una coscienza sporca: i poveri hanno fame perché sono pigri, o forse i ricchi sono grassi perché mangiano prodotti troppo sostanziosi. Questa forma di buon senso comune ha una tradizione secolare alle spalle. La condanna morale funziona soltanto se il condannato si fosse potuto comportare diversamente, se ne avesse avuto la possibilità. Invece la fame e l’obesità colpiscono le popolazioni con sin troppa regolarità, in posti troppo diversi, perché possano essere soltanto frutto di una scelta sbagliata del singolo“.