Anna Venturini vi racconta la sua esperienza con la Banca del Tempo all’Università EART di Costa Rica
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Esiste ormai da anni nelle abitudini quotidiane di molti di noi il concetto di commercio equo di merci ed alimenti prodotti in maniera rispettosa dell’ambiente e delle persone, commercializzati in maniera responsabile e distribuiti capillarmente creando una rete di intenti tra produttori e consumatori. Oggi, con la Banca del Tempo, possiamo scoprire che un commercio equo può avvenire anche con il nostro tempo, tanto prezioso quanto spesso mal impiegato. Si tratta di un “istituto di credito” un po’ speciale, dove non si deposita denaro ma disponibilità di tempo per gli altri, e implicitamente anche per se stessi.
Le prime associazioni di questo tipo nacquero in Gran Bretagna negli anni ottanta del ‘900 e queste esperienze d’oltremanica si dimostrarono presto un’idea originale per la diffusione di una forma di economia alternativa poi largamente esportata in Francia, Spagna, Olanda, Germania e paesi scandinavi.
In Italia nacquero alcune associazioni di questo tipo nel 1988 in Emilia-Romagna e il termine “Banca del Tempo” venne usato per la prima volta a Parma agli inizi degli anni novanta diffondendosi poi in tutto il paese.
Nel dicembre 2012 viene lanciata TimeRepublik, una banca del tempo globale digitale, il cui obiettivo è quello di eliminare i limiti geografici delle banche del tempo tradizionali ed avvicinare i giovani a questo tipo di attività. A gennaio 2014 TimeRepublik ha superato i diecimila utenti registrati, diffusi in oltre 80 paesi, con un tasso di crescita medio alla data di circa 30 utenti al giorno.
Ora la Banca del Tiempo, grazie al lavoro di Bepi Costantino, autore del libro “Costa Rica il paese più felice del mondo” già fondatore del Banca del Tempo di Bari, è stato realizzato anche in Costa Rica, nel campus della prestigiosa Università EARTH.
“Si tratta di uno spazio di intercambio di servizi, capacità, conoscenze e relazioni tra persone che vivono nello stesso campus, insegnanti, studenti, dipendenti e familiari di chi vive e lavora all’interno dell’Università – commenta Bepi – una forma superiore di collaborazione, non di volontariato, tra persone che offrono le proprie conoscenze e capacità e ricevono in cambio quelle di altri”.
Uno degli aspetti positivi più singolari del BdT è infatti quello di creare relazioni sociali tra persone che appartengono a generazioni, classi sociali e culture differenti.
Ciascun socio, quindi, mette a disposizione qualche ora per offrire ad un altro socio una propria competenza. Le ore fornite o ricevute vengono calcolate e accreditate o addebitate nella Banca. Può succedere così, che non sia la stessa persona a rimborsarle, ma un’altra. Le attività delle BdT sono molto diverse: lezioni di cucina, di manutenzione casalinga, accompagnamenti e ospitalità, baby sitting, cura di piante e animali, scambio, prestito o baratto di attrezzature varie, ripetizioni scolastiche e italiano per stranieri, etc. Anche il tempo dedicato all’organizzazione, all’accoglienza, e alle riunioni o feste viene in genere valutato come tempo scambiato e quindi accreditato o addebitato nel conto personale del socio.
“L’unica moneta accettata nel Banco – precisa Bepi Costantitno – è l’ora, indipendentemente dal tipo dei servizi che vengano offerti o che si ricevano: infatti tutte le prestazioni hanno lo stesso valore, dipendendo esclusivamente dal tempo”.
Insomma, mi sono iscritta al BdT della EART anche se vivo a molti km: ho compilato un modulo con i miei dati e i miei interessi, ho specificato le mie competenze. Mi hanno consegnato un vero e proprio libretto di assegni e spiegato che per mantenere il proprio conto attivo bisogna dare e ricevere: ora troverò il mio tempo per andare a seguire qualche ora di idroponia o permacoltura e aspetto che qualcuno trovi il proprio per venire a Puerto, dove avrà mi offro come guida per una passeggiata nel Caribe.