Caonabò, il primo spirito ribelle contro i colonizzatori spagnoli

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Quando il disorientato Cristoforo Colombo arrivò in quello che credeva fosse parte dell’India o della Cina (non era nemmeno sicuro della posizione geografica)  il primo territorio in cui approdò era governato da cinque caciques principali: Guarionex, sulle cui terre e fiumi, con suo rammarico, non c’era l’oro; Guacanagari, che ospitò Colombo e i suoi seguaci; Cotubanamé, conosciuto come il signore delle isole del sud; Caonabò potente guerriero e Bchechio, fratello di Anacaona, moglie Caonabò e ricordato per la sua grande bellezza. Secondo la versione degli invasori, Caonabo, dotato di talento naturale per la guerra e l’intelligenza superiore,  divenne ben presto acerrimo nemico del bianco.

Il primo incontro con gli invasori spagnoli pare si svolse in modo pacifico. La loro ospitalità e visione del mondo era amichevole e con tale spirito intrattennero Colombo ei suoi uomini i quali  non capivano perché la proprietà fosse condivisa e potessero prendere tutto ciò che volevano come se tutto fosse di tutti.

colomboMa Colombo non era molto interessato agli scambi culturali. Cercava ricchezza e non esitava ad affrontare senza scrupoli  la popolazione locale spinto da quello che Germán Arciniegas definì la “febbre gialla”, vale a dire, la disperata ricerca degli europei dell’oro. Colombo stesso scrisse nel suo diario: “Nulla è più eccellente dell’ oro  e chi lo possiede fa quello che vuole nel mondo“. Colombo ed i suoi uomini erano indignati dai ritmi della vita comunitaria, dalla poligamia al politeismo e presto cominciarono stupri e omicidi di massa, effettuati da coloro che con lui condividevano l’insofferenza per “i selvaggi” così definiti dell’ Inquisizione Spagnola dei Re Cattolici, che aveva appena espulso gli ebrei e aveva  avviato la scoperta del nuovo mondo.

L’ammiraglio in breve rientrò in Spagna per organizzare le sue “gesta” e lasciando i suoi uomini sotto il comando di Diego de Arana scriba reale a Fort Natività, costruita con i resti della sfortunata nave Santa Maria. Diversamente  dalla versione ufficiale egli approvò prima di lasciare la costa un massacro in cui una parte delle sue truppe restarono per testare le loro armi contro uomini, donne e bambini. Quando gli invasori entrarono in contatto con le terre di Caonabo le cose andarono pero diversamente. Il cacique era perfettamente a conoscenza del comportamento degli europei e li stava aspettando. Nei primi scontri il forte andò perduto tra le fiamme. Così finì il primo insediamento degli invasori, per ordine del primo ribelle americano.

indigeni 1Colombo, di ritorno nella sua seconda invasione aveva imparare da quello che era successo ed era furioso contro quall’uomo il cui nome riusciva a malapena a pronunciare. Costruì un nuovo forte alla foce di un fiume chiamato oggi Bajabonico, e battezzato La Isabela in memoria della regina cattolica. La cittadella fu subito assediata da Caonabò e la sua gente ed egli divenne lo spirito che  sembrava animare tutte le ribellioni, una  leggenda, irrintracciabile, sfuggente, con la sua reputazione minacciosa che cresceva di giorno in giorno. Caonabo dopo tante incursioni in cui gli spagnoli perdevano la vita divenne una sorta di dio del male, spirito implacabile e  instancabile.

Caonabo finì tuttavia per essere catturato dopo essere caduto in una trappola organizzata da Alonso de Ojeda, uno dei luogotenenti di Colombo. Trascorse molti mesi imprigionato ma non era nato per arrendersi e un giorno chiese di parlare con Colombo per convincerlo che l’unico modo per fermare i continui attacchi era quello di fermare la repressione. La manovra era parte di un piano che avevo lo scopo di fare allontanare Colombo e i migliori soldati spagnoli da La Isabela, per facilitare l’attacco del cacique Maniocatex. L’idea era quella di liberare Caonabo e distruggere il villaggio spagnolo. Ma la trama fu scoperta da Cristoforo Colombo, che infine decise di inviare il prigioniero in Europa in modo che potesse decidere di lui la giustizia spagnola.

caciqueCaonabo appena entrato in barca iniziò il primo sciopero della fame mai registrato in America  e la leggenda, che qui spesso si salda con la storia, lo vuole morto di fame prima che potesse arrivare al cospetto del re di Spagna. Hernando Colon, figlio dell’ammiraglio, dopo quella esperienza che vide i popoli nativi ormai sottomessi dichiarò di essere orgoglioso del sistema adottato per pretendere la consegna di oro alla guarnigione spagnola: ovvero che qualsiasi persona oltre quattordici anni portasse una grande campana piena di polvere d’oro e, tutti gli altri, venti chili di cotone ciascuno. E per sapere chi doveva pagare che tributo fu ordinato che ciascuno di loro, quando aveva pagato dovesse portare al collo una medaglia di rame in modo che chiunque trovato senza di essa  fosse soggetto a punizione. Dopo questi eventi anche gli altri cacique entrarono in lotta per diversi mesi, dopo di che, dotati di rinforzi e armi da fuoco, gli spagnoli non poterono che prevalere. Anacaona, “Fiore d’Oro” nella lingua Taino, a seguito della cattura di suo marito cercò rifugio in Xaragua e il comando fu assunto dal fratello Bchechio mentre Anacaona assunse la leadership della resistenza fino alla sua cattura, la tortura e la morte. Guarionex subì la stessa sorte come il pioniere della ribellione americana: fu arrestato, torturato e, in una spedizione per la Spagna, morì in un naufragio al largo dell’isola di Saona.

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2 commenti

  1. Ciao Roberto,
    ho già risposto alla tua email. Voglio qui solo sottolineare che qui sono benvenuti Italiani che siano anche diporti a dare oltre che a prendere. Di questi ultimi ce ne sono già abbastanza.
    Cari saluti
    Alfredo

  2. Buonasera. Sig. Anna e Alfredo Ringraziandovi per il lavoro fate mettendolo a disposizione di tutti i lettori,vorrei fare una personale riflessione cogliendo spunto da questo articolo.Premesso che quella che sui banchi di scuola ci hanno sempre”spacciato” per “la scoperta delle Americhe” altro non era che un invasione a scopo colonizzatore e quindi distruttore d’identità.Mi chiedevo:La maggior parte scrive domandando “Quanto costa vivere in Costarica? Cosa mi offre?ecc.Ma personalmente,io cosa posso dare al Paese Costarica?..E’ sufficente pensare che essere onesto,lavoratore,rispettoso delle persone e delle regole siano qualità dalle quali ambire un giorno (spero non lontano) a trasferirmi?Scusate se ho fatto un pò di casino e non sono stato chiaro.Non credo che il far parte di un paese sia solo aver denaro da investire o un reddito per mantenersi, ma sia un lungo percorso soppratutto culturale …….Più vado avnti e più mi incasino
    Continuerò a seguirvi con passione
    Roberto