Il Canale di Nicaragua: sogno oceanico di Ortega: realtà o cuento chino?

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Pubblichiamo oggi la prima parte di un articolo che racconta le origini di questo progetto faraonico del Canale di Nicaragua, un progetto che, se realizzato, sarebbe una  catastrofe ambientale di dimensioni impressionanti.  A breve seguirà la seconda parte. Qui leggiamo gli antefatti …

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Partiamo dalla realtà: il progetto di costruzione del canale del Nicaragua, definito dal titolare dell’impresa cinese che ne realizzerà l’esecuzione, il magnate Wang Jing “l’opera più grande ad esser costruita nella storia dell’umanità“, è privo di studio di impatto ambientale, farà scempio delle Isole Solentiname, della Riserva Ecologica Indio Maiz, delle riserve naturali Cerro Silva e Punta Gorda, con foreste primarie nelle aree naturali più incontaminate dell’America Centrale che verrebbero devastate e completamente sommerse da un lago artificiale di 400 Kmq e porterà acque salmastre al bacino d’acqua dolce più ampio e importante del Centro America.

Detto questo, cerchiamo di capire come e da quanto lontano nasca questo progetto, quali interessi economici soddisfi e quanto sia importante l’opposizione o perlomeno il tentativo di controllo internazionale dello scempio ecologico cui il Nicaragua e il centro America stanno andando incontro.

Canale Nicaragua 2

Chi controlla il passaggio tra i due oceani può considerarsi il padrone del mondo” scriveva in tempi non sospetti il conquistador Hernan Cortes all’imperatore Carlo V.

In effetti fin dagli ultimi decenni del 1500 gli spagnoli esplorarono la zona del fiume San Juan, che collega l’oceano Atlantico all’enorme lago del Nicaragua, separato dal Pacifico da soli venti chilometri di terra e, negli ultimi due secoli, sono state rilasciate almeno sette concessioni esclusive ad imprenditori stranieri per la costruzione del canale, e nessuna tuttavia andata a buon fine.

E’ uscito recentemente sul settimanale italiano Internazionale un ampio e dettagliato articolo del giornalista americano Jon Lee Anderson, già pubblicato sul The New Yorker, dove si esplorano le vicende attuali del Nicaragua in relazione al grandioso progetto del presidente Ortega di realizzare un nuovo canale per collegare l’oceano Pacifico e l’Atlantico e da cui attingiamo notizie e stralci per    tentare di creare un quadro un po’ più chiaro di questo progetto di cui tanto si parla in questi mesi in Costa Rica, essendo la zona di realizzazione del canale stesso vicina alla fascia del confine tra i due stati.

Il presidente Ortega propone il progetto come il mezzo che permetterà al paese di risollevarsi da un economia ancora stravolta da decenni di guerre e mala gestione. Negli anni ottanta lo stesso Ortega al potere dello Stato, si era fatto notare per essere diventato il grande nemico di Reagan nella guerra ai contras. Oggi, un po’ invecchiato ma ancora duro, non abbandona nei discorsi la verve antimperialista e la retorica sugli yankys, el pueblo y la revolucion, sebbene i nicaraguensi siano stanchi delle condizioni di trascuratezza sociale ed economica in cui versa il paese. Il sogno del canale del Nicaragua e’ stato messo da Ortega nelle mani dell’Hong Kong Nicaragua Canal Devlopment Investiment Company del magnate delle comunicazioni cinese Wang Jing, che dovrebbe dirigere i lavori, fornire le competenze e il denaro per realizzare un opera approvata senza consultazione pubblica, che darà a Wang Jing diritti di esproprio su ampie aree pubbliche e private. L’idea di utilizzare il Nicaragua come ponte tra i due oceani non è recente: negli anni della corsa all’oro in California, Cornelius Vanderbilt, magnate statunitense delle ferrovie e delle navi a vapore, garantiva nel 1852 il trasporto con nave e con diligenza, attraverso l’ istmo del Nicaragua, duemila passeggeri al mese da New York a San Francisco in 25 giorni, evitando il viaggio di mesi intorno a Capo Horn. Lo stesso Vanderbilt aveva progettato di creare un canale dalla costa atlantica al fiume San Juan e nel 1901 il governo nicaraguense concesse agli Stati Uniti il diritto esclusivo di costruire un canale sul suo territorio. Il governo americano discuteva se costruire il canale in Nicaragua o in Panama e, prima del voto decisivo del Congresso, il capo della lobby che difendeva gli interessi panamensi invio’ ad ogni senatore un francobollo nicaraguense da un centavo, con l’immagine del lago Managua illuminato da un vulcano in eruzione. Vinse Panama, ovviamente per una serie di motivi politici e militari ben più complessi, ma l’idea del francobollo passo’ alla storia. Dopo la costruzione del canale di Panama, il presidente nicaraguense Emiliano Chamorro firmo’ con gli Stati Uniti un trattato che concedeva il diritto perpetuo alla costruzione del canale: un accordo di tre milioni di dollari che di fatto significo’ per il paese il divieto di fare concorrenza futura la canale di Panama. La situazione tento’ di sbloccarla a suo modo Sandino, il generale che negli anni trenta condusse la guerriglia contro l’invasione dei Marines statunitensi in territorio nicaraguense e che al loro ritiro durante i negoziati di pace propose come unica richiesta l’annullamento del trattato.

Canale Nicaragua 1Il tentativo falli’ e poco dopo Sandino fu assassinato dal tradimento del generale della guardia nazionale Somoza. Per capire la situazione politica del Nicaragua di oggi sarà opportuno dare uno sguardo al passato recente del nuovo presidente… Da adolescente Ortega si era unito al movimento guerrigliero Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale e nel ’67 aveva tentato una rapina ad una banca per finanziarlo, ma fu arrestato e sconto’ sette anni di carcere, fu rilasciato e divenne comunque il leader del movimento. Nel ’79, quando i sandinisti rovesciarono la dittatura di Somoza, Ortega prese la guida della giunta rivoluzionaria. Una volta al potere i sandinisti adottarono politiche marxiste e si allinearono alle posizioni di Cuba e dell’Unione Sovietica, ma nelle campagne i contadini conservatori e i sostenitori di Somoza, finanziati dal governo di Reagan, formarono gruppi armati chiamati contras, e il paese scivolo’ nella guerra civile. I contras erano riforniti di armi dagli Stati Uniti, la CIA nell’83 stava minando le baie nicaraguensi: per Reagan i contras erano combattenti per la libertà che avrebbero salvato il continente dal comunismo e poco importa che si fossero trasformati in crudeli mercenari conosciuti per far scavare ai prigionieri le proprie tombe prima di picchiarli a morte.

Nell’84 Ortega fu eletto presidente e il congresso americano vieto’ gli aiuti segreti ai contras, ma Reagan non cedette ed ordino’ un embargo commerciale contro il Nicaragua mentre proseguiva a finanziare i gruppi rivoluzionari con un piano segreto, scoperto solo nel novembre dell’86, che consisteva nel vendere missili al regime iraniano dell’ayatollah Komeini per poi riversare i ricavati ai contras. Nel ’90 Ortega diede via libera ai negoziati di pace e alle elezioni, ma i nicaraguensi erano stufi ed elessero Violeta Chomorro, vedova di un giornalista ostile a Somoza la cui uccisione, più di dieci anni prima, aveva infiammato i sandinisti.

Durante gli ultimi mesi del mandato Ortega aveva fatto approvare misure di ridistribuzione delle ricchezze nazionali e dato ai contadini piccoli appezzamenti di terra. Il presidente e suoi alleati si erano invece assegnati numerose proprietà immobiliari ed avevano sottratto alle casse dello stato ingenti quantità di denaro. Negli anni successivi si era ripresentato alle elezioni perdendole ripetutamente ma continuando a lavorare per predisporre il proprio rientro: rapporti con la destra, appoggi alle scelte della chiesa cattolica, sotterfugi politici che gli valsero qualche critica all’estero ma nulla più. Riuscito a far invalidare dalla corte suprema l’articolo che proibiva la rielezione di un presidente, si ricandida e vince nel 2011.

Nel 2013 presenta all’Assemblea Nazionale una serie di riforme istituzionali per introdurre nella costituzione i termini della concessione del canale e permettere al presidente di essere rieletto all’infinito e nominare alla carica di giudici gli ufficiali dell’esercito in servizio attivo e trasformarsi nell’indiscusso leader dell’operazione.

  ( prima parte )

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