Ricevo e pubblico volentieri l’articolo dell’ architetto Anna Zanetti che inaugura una serie di interventi sull’architettura tradizionale in Costa Rica, un tema poco esplorato ma pieno di suggestioni per chi pensa di vivere in questo paese anche come occasione per recuperare il valore del ” luogo ” evitando la tentazione di esportare modelli costruttivi e mentalità che sono estranei alle comunità che ci ospitano .
E noi italiani, certo non solo noi, siamo sempre molto tentati dall’imporre i nostri modelli che finiscono col creare omologazione e cancellare quella diversità che è invece un valore universale che unisce e crea conoscenza vera .
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Malpais era un villaggio in riva all’oceano pacifico, oggi è divenuto un affascinate meta per amanti del suf e della vita naturale ma garantita dai servizi essenziali: banche, salute, ristoranti…. Ancora oggi si sviluppa lungo una unica strada come tutti gli insediamenti rurali di tradizione indigena.
Oltre vent’anni fa arrivai in questo villaggio, senza luce elettrica, tra una vegetazione lussureggiante e l’impetuoso oceano con l’idea di costruire una casa.
La gran parte delle case, chiamate ranchos, erano in legno con un alto tetto in foglie di palma. Erano costruzioni essenziali, come sempre dovrebbero essere le abitazioni al tropico, dove la vita si svolge prevalentemente all’aperto. L’area giorno era uno spazio ben ombreggiato ma senza pareti, questo era lo spazio conviviale, lo spazio per le amache, affiancato dalla cucina. Il clima tropicale di Malpais è abbastanza piovoso e quindi la tradizione insegna la convenienza di un tetto molto spiovente, in modo che l’acqua possa corre via. Normalmente i ranchos erano impostati con tetto a capanna.
Intorno ai ranchos erano coltivate piante per dare frescura alla casa nelle giornate calde del tropico.
La palma manteneva fresco il tetto, la vegetazione i lati della casa. Il pavimento spesso era di terra battuta, sempre mantenuta ben pulita e su cui in alcuni casi si spargeva la cenere del fogon – specie di fornello a legna su cui si cucinava, che mescolata all’acqua serviva per indurire la terra e per disinfettare il piano di calpestio.
Il nostro rancho fu costruito dagli esperti locali, secondo i loro dettami. L’esperto costruttore, Facundo, era aiutato da Lion, che ci aveva ventuto la terra. I 4 horcones principali, ossia i pilastri in legno da conficcare nel terreno, sono scelti in un legno fortissimo che si indurisce col tempo e con l’esposizione all’aria. Su questi si appoggiano orizzontalmente i pali che creano un anello massiccio in quanto su questi vanno fissati tutti i pali per realizzare la struttura del tetto. La copertura si realizza con le foglie di palma reale, si scelgono le foglie più esterne, le più dure, mentre le foglie tenere venivano lasciate affinchè la palma possa continuare il suo ciclo di vita.
La costruzione, senza luce elettrica, era organizzata sulla forza e l’esperienza delle persone coinvolte. Tutto il legname necessario, tagliato in buona luna e delle essenze che l’esperto indicava. Tutti i materiali andavano preparati rigorosamente in anticipo e poi trasportati con una carretta trascinata da buoi.
Le foglie di palma venivano tagliate, una ad una da una persona che si arrampicava sull’alto e flessibile fusto e cadevano a terra ancora fresche con un forte rumore che interrompeva il naturale silenzio del luogo. Poi venivano tagliate a metà con uno strano coltello di legno che ben conficcato per terra aiutava a dividere a metà la costa centrale, poi erano lasciate seccare al sole.
Il giorno della costruzione venivano chiamate molte persone ad aiutare e in pochissimo tempo veniva realizzato lo scheletro, poi una ad una le foglie si issavano, cominciando dal basso, sull’alto tetto. Una andava posta in un senso, l’altra nel senso opposto così si realizzava un apparente intreccio.
La casa in paglia è fresca, ventilata contro il ristagno della umidità. Con una rielaborazione più tecnologica, è possibile oggi costruire le caratteristiche case di paglia, dentro la tradizione del luogo. Quelle qui descritta è la costruzione tipica della zona del Guanacaste sud, in altre zone cambiano le metodologie di realizzo, adattate al clima e a i materiali reperiti, che per ovvie erano a ragioni a Km 0 !
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Anna Zanetti, vive a metà tra Verona e Malpais ed esercita la professione di architetto ponendo particolare attenzione alle tematiche della conservazione dei valori della tradizione e, per quella via, alla tutela dell’ambiente