Un esaustivo articolo di Alfredo sulla storia antica e recente delle comunità indigene di Talamanca
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Gli indigeni di Talamanca
L’ area caraibica della Costa Rica possiede una barriera naturale che la separa nettamente dal resto del paese. Si tratta della gigantesca Cordigliera di Talamanca che da secoli è popolata da differenti tribù indigene, organizzate in diversi clan che sono stati spesso in conflitto per mantenere il potere e la supremazia sul territorio.
La durezza della foresta tropicale, il suo clima e le sue aspre montagne assieme al carattere forte delle sue genti molto determinate a non farsi sottomettere, hanno reso possibile che le comunità indigene dei BriBri e dei Cabecar sopravvivessero con i loro usi e costumi, con la loro lingua e con le loro credenze fino ai giorni nostri.
La colonizzazione Spagnola
Quando Cristoforo Colombo raggiunse questa costa durante la sua quarta spedizione nelle Americhe, nel 1502, la tribù Tariaca era quella che esercitava il dominio sulle altre (Bribri, Cabecar, Terrabas e Guaymies). I tentativi dei colonizzatori di estrarre l’oro che si credeva esistesse in questa zona e di evangelizzare le tribù indigene, furono vanificati dalla loro tenace opposizione. Sotto il comando di Pablo Presbere le popolazioni si ribellarono agli invasori spagnoli e liberarono le loro genti che erano state in gran parte imprigionate ma mai sottomesse. Ai tempi delle colonie, dopo la prima fase della conquista, gli spagnoli finirono per interessarsi molto poco alla zona caraibica soprattutto per le difficoltà ad accedervi dalla Valle Centrale e per le scarse risorse possedute che sempre furono la spinta principale ad agire per i conquistatori.
I primi Africani in Costa Rica
A partire dal secolo XVII alcuni coloni si stabilirono sulla costa caraibica nella zona di Matina dove il commercio di cacao divenne la base dell’economia locale, portando a Limon per la prima volta il commercio degli schiavi. Uomini e donne furono trasportati dall Africa Occidentale ed Equatoriale soprattutto dall’ Angola e dal Congo, dal gruppo dei bantù. Altri provenivano dal gruppo degli araras del Benin, dai wolofes della Guinea, dai mandinga del Gambia, dai puras del Sudan e dagli ashanti del Ghana. Eseeguivano i lavori più duri e accompagnavano sempre gli spagnoli alla scoperta di nuovi territori partecipando, quando necessario, all’insediamento delle prime popolazioni.
Essi conquistarono lentamentela loro libertà ed indipendenza fino alla completa abolizione della schiavitù che in Centro America ebbe luogo nel 1823, quando gli incroci tra le varie razze (quella negra, quella indigena e quella bianca) erano già un dato di fatto.
I pirati e i Miskito
Le difficoltà di insediamento degli spagnoli lungo la costa caraibica facilitarono l’avvento degli indigeni Miskito e le incursioni dei pirati e dei corsari inglesi. Tra questi il temuto Henry Morgan che trovò uno perfetto rifugio nelle tranquille acque caraibiche e tra le baie protette dalla barriera corallina. I pirati arrivavano qui per cercare i tesori, per saccheggiare il cacao nelle piantagioni oppure per catturare gli indigeni e poi rivenderli come schiavi nelle piantagioni di zucchero. Alcuni resti di barche affondate come quelle che ci sono a Cahuita sono la testimonianza di questa epoca di pirateria che ha lasciato nella memoria collettiva numerose leggende di tesori nascosti e di spiriti che li difendono.
I cacciatori di tartarughe
A partire dal 1750 iniziarono ad arrivare sulla costa i cacciatori di tartarughe provenienti da Bocas del Toro (oggi in Panama) e dal Nicaragua: i primi erano di origine afro-caraibica, gli altri erano gli indigeni Miskito provenienti dalla costa caraibica nicaraguense. Costruivano accampamenti provvisori da usare per la stagione della pesca, da Marzo a Settembre, e si sostentavano piantando cocco, yucca e platano che poi raccoglievano l’anno successivo.
Nel 1828 William Smith, uno di questi cacciatoti, decise di impiantarsi stabilmente con la sua famiglia a Punta Cahuita. Dopo di lui ne arrivarono altri, alcuni si stabilirono con le proprie famiglie, altri si unirono con gli indios di Talamanca creando un incrocio razziale che ancora oggi è la caratteristica principale della popolazione locale.
Gli afro-caraibici e la ferrovia
Nel 1872 iniziò a Limon la costruzione della ferrovia ( Il ferrocaril) che avrebbe unito San Josè alla Costa Caraibica, un progetto ciclopico che richiedeva molta forza lavoro e una buona resistenza fisica. L’opera fu concessa all’avvanturiero americano Minor Keith che si rivolse alla mano d’opera straniera. I primi immigranti provenivano dall’ area caraibica, dall’ Honduras, da Panama e dal Belize, in seguito arrivarono massicciamente dalla Giamaica. A fine 1872 arrivò a Puerto Limon la prima nave da Kingston con a bordo 123 giamaicani. Solo un anno dopo gli immigrati giamaicani, soprattutto di origine ashanti, erano già più di 1.000.
In quello stesso periodo arrivarono anche centinaia di immigrati Italiani, quasi tutti dalla provincia di Mantova, che furono I responabili del primo massiccio sciopera in Costa Rica. All fine di quest’opera, che fu segnata da infinite difficoltà e lutti, la crisi economica obbligò molti immigrati a rimanere in Costa Rica, e adattarsi a fare agricoltura proprio lungo la linea ferroviaria che avevano costruito. In seguito, con le prime grandi aziende americane, arrivò lo sfruttamento nelle piantagioni di banane, un lavoro molto duro a cui l’afro-caraibico era già abituato. Tutto ciò portò questi negri-antillani a stabilirsi definitivamente in questa zona, anche se continuarono a mantenere le loro usanze afro-britanniche, evidenziando una grande differenza culturale con il resto del paese.
Aziende straniere a Talamanca
L’arrivo delle grandi multinazionali che trasformarono la bassa Talamanca in piantagioni di banane e che progettavano di estrarre petrolio in questa area, costrinse nuovamente gli indigeni ad opporsi all’espropriazione delle loro terre provocando una nuova rivolta sotto il comando di Antonio Saldaña, ultimo re di Talamanca, che nel 1910 morì avvelenato in circostanze sospette. Le prime opera di urbanizzazione della Talamanca, con strade, porti e piccolo aereoporti avvenne proprio ad opera delle compagni petrolifere che si insediarono fino agli anni Quaranta. I tentativi di esproprio delle loro terre si conclusero solamente nel 1977 quando venne promulgata la legge che creò le Riserve indigene di Talamanca, che è una delle maggiori estensione di aree protette di tutta la Costa Rica.
Alla fine del 1900 cominciarono ad arrivare numerosi turisti e viaggiatori, soprattutto europei e nordamericani, che attratti dalle bellezze naturali e dalla tranquillità degli abitanti, trovarono qui il loro paradiso terrestre e aprirono piccole attività che diedero un forte impulso all’economia locale e crearono le basi per quello che oggi è considerata una importante infrastruttura turistica. E’ uno sviluppo che cerca di rispettare l’ambiente, che possiede ancora oggi nel suo DNA una coscienza ecologica, che ha capito che la ricchezza di questa regione risiede nella sua bio-diversità, che assieme alla ricchezza etnica della sua popolazione, rende così speciale questa Costa Caraibica del Costa Rica.
Visitare le comunità indigene della Talamanca è oggi possibile con numerosi ed ottimi tours che vengono organizzati da alcune associazioni locali che trovate nel paese di Puerto Viejo.