Nostalgia dell Italia ?

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Siamo seduti ai tavolini della Bakery, storica caffetteria di Puerto, recentemente rilevata e rinnovata da due italiani: Liana, che si dedica alla cucina e all’organizzazione e Andrea, panificatore da generazioni, che sforna a ritmo continuo pizze al taglio, focacce e pane all’italiana.

L’ambiente è curato, allegro e rilassato, il personale efficiente e l’accoglienza sempre calorosa e sorridente. Ai tavoli, gli americani nostalgici del caffè lungo e brownie ringraziano divertiti l’assenza di riso e fagioli nel menù della colazione, ma la vera clientela della Bakery e’ italiana. Sembra di entrare al Bar Sport: qui ci si incontra, si chiacchiera, si discute di quanto abbian giocato male ai mondiali e di quante tasse nuove Renzi si inventerà. Si da un’aggiustatina alla politica italiana e già che ci siamo anche una sistemata alle sorti del pianeta, ma sempre con la vena un po’ sorniona di chi si può permettere di non preoccuparsene più… I nuovi arrivati che si stupiscono o quelli che vorrebbero capire se anche per loro la Costa Rica possa essere lo spazio per una nuova vita, i turisti incuriositi dalla comunità italiana, i vecchi pionieri che ascoltano imperturbabili le lamentele di sempre, insomma tutto un mondo che converge verso l’immancabile espresso di mezza mattina.

La discussione si scalda tra nostalgici e detrattori del bel paese: insomma, cosa ci manca della patria natia? Ad alcuni solo il prosciutto, il vino e il gorgonzola, ad altri il cambio delle stagioni e ad altri ancora solo i vecchi amici. La vecchia guardia sembra più propensa a vedere l’Italia come territorio di vacanza, i nuovi mantengono vivo il legame con la famiglia e si ritrovano spesso madri e nonne al seguito. Alcuni non vogliono sentirla neanche nominare, l’Italia, che gli fece qualche torto fiscale o giudiziario, altri rientrano con regolarità’ millimetrica trascinandosi al seguito bagagli stracarichi di funghi secchi e salamelle.

playanegraPersonalmente, i primi anni all’estero sono stati banco di prova di entusiasmo ed adattabilità, e le due cose, devo essere sincera, sono andate di pari passo con insospettabile equilibrio: la volontà di fare sovrastava tutto, la concentrazione era assoluta e l’immersione nella nuova vita relativamente facile. Gli ostacoli si studiano, si affrontano, si superano. Punto. Quando sono partita mi sono sentita accusare con malcelato disprezzo di “non avere radici” ed ho risposto con assoluta serenità di non essere un albero.

Con il passare degli anni e’ aumentata forse un pochino la presenza a me stessa e con essa la sensazione che, per quanto l’ostinato aggrapparsi alle radici continui ad apparirmi una forma di difesa dalle nostre paure più che di vera e propria mancanza di stabilità, non sia effettivamente possibile ne sensato sradicare un bagaglio culturale e sociale che, per quanto il paese ospitante possa essere per noi il paradiso, e la Costa Rica per me lo è davvero, ci portiamo appresso da sempre e forse ci identifica in una percentuale più alta di quella che credessi.

I rapporti sociali si sviluppano ad un livello poco profondo e mantengono spesso il carattere un po’ aleatorio di conoscenza piuttosto che di amicizia. Questo implica una mancanza di stimoli emotivi prima appena percepita e con il passare del tempo cronica alla quale si somma un’altrettanto inevitabile mancanza di stimoli culturali. Complessivamente l’equilibrio va mantenuto a fatica, ritagliandosi spazi e tempi con le persone a noi più affini e non perdendo di vista la necessità di un buon libro, di un film o di una serata a teatro.

Qualcuno accusa il colpo della lontananza e ritorna, altri vorrebbero ma sono ormai intrappolati in proprietà o attività o relazioni di cui non sono più artefici ma schiavi.

Più di quindici anni all’estero mi hanno trasformata nell’unica nostalgica seduta al tavolo? Racconto con emozione la bellezza del mio ultimo soggiorno in Italia: sarà che la gioia della vacanza si stia trasformando nella sindrome dell’emigrante? Da una parte mi mettono in guardia dalla pericolosità della malattia e sembrano ascoltare le mie riflessioni con l’occhio preoccupato di chi ascolti un inconfessabile dichiarazione di addizione a qualche droga…dall’altra li ascolto lamentare l’inefficienza che li circonda, la semplicità della cucina, l’inaffidabilità delle strutture pubbliche, la poca puntualità… Mi ritrovo a sorridere, di me stessa e di tutti noi, ciascuno diversamente e ugualmente incastrato nella propria italianità. Spirito critico, capacità di osservazione, senso pratico e un’eterna, intramontabile serena certezza che, in fondo, come noi, nessuno.

Puravida.

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4 commenti

  1. una lettera perfetta questa nel suo contenuto e scritta con il cuore.

  2. In sintesi…..c’e’ voglia di ritornare o si e’ soddisfatti della scelta????