Pesca di tartarughe, una tradizione antica nella costa caraibica di Costa Rica

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Quando la sensibilizzazione alla protezione dell’ambiente e legge che proibiscono la caccia e la pesca delle specie protette non erano ancora argomenti di conversazione, le baie e i porti naturali della costa caraibica della Costa Rica erano il rifugio naturale dei pescatori di tartarughe.

A partire dal 1750 iniziano a installarsi sul litorale della costa più a sud dei Caraibi pescatori di origine afrocaraibica di lingua inglese, che navigavano a remi o a vela da Bocas del Toro (Panama) oltre ad indios Miskitos provenienti dalla costa nicaraguense, tutti attratti dalla presenza copiosa di tartarughe marine. Realizzavamo accampamenti provvisori che venivano utilizzati solamente durante la stagione della pesca, tra marzo e settembre, quando si dedicavano a questa attività con arpione cercando soprattutto la tartaruga verde e la carey, di grande valore sia per la carne che per il carapace.

la foto 2Questi primi insediamenti temporanei erano realizzati con costruzioni in legno e foglie di palma. I coloni vivevano di pesca e piccola agricoltura: si coltivava yucca, cocco e platano e ñame, un tubero molto comune e ancor oggi tipico della cucina della zona. Solamente a partire degli inizi dell’800 si ha testimonianza di presenze fisse sulla costa: nel 1828 William Smith, con la sua famiglia, decise di stabilirsi definitivamente nella zona di Cahuita, e costruì una casa a nord di Punta Cahuita, dove oggi si trova il Parco Nazionale. Altri seguirono e scelsero le zone di Puerto Vargas, Little Bay (playa Ciquita), Monkey Point (Punta Uva) e Old Harbour (Puerto Viejo).

La vita di questi primi insediamenti era regolata dalle stagioni della pesca ma a partire a della metà dell’Ottocento il numero delle famiglie era tale che l’agricoltura già si era trasformata da agricoltura di sussistenza ad una più redditizia che permetteva di creare prodotti per la vendita e lo scambio come l’olio di cocco e la farina di yucca.

Forzati dalle circostanze, impararono ad utilizzare i prodotti che la natura metteva loro a disposizione: fibre naturali e cortecce, semi e piante venivano impiegati per costruire materassi, mobili e vestiti. I primi pueblos del Caribe erano popolati da abitanti con grandi capacità di adattamento, che negli anni si sviluppo come spirito di solidarietà e rispetto della natura, da cui traevano sostentamento.

Gli ultimi decenni del secolo vedono lo sviluppo di Limon come porto e come punto di riferimento per l’esportazione del caffè coltivato nella Valle Central, la costruzione della ferrovia che avrebbe unito la capitale alla costa atlantica, per favorire il trasporto con l’Europa. Da allora, e per molti decenni ancora, la zona sud dei Caraibi di Costa Rica vissero un particolare isolamento sociale, commerciale e culturale dal resto del paese, che si preoccupo’ della sua “reintegrazione” solo a metà del Novecento. Da allora la pesca della tartaruga si è andata lentamente riducendo e fortunatamente lo sviluppo di una coscienza ambientale ha permesso vaste campagne di protezione e conservazione. Attualmente, a parte alcuni casi isolati, si propongono escursioni notturne per l’osservazione della deposizione delle uova e qualsiasi forma di caccia e sfruttamento e’ proibito severamente.

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