Anna Venturini vi accompagna in un romantico e affascinante giro in bus per le vie della capitale
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Un vecchio campesino, di ritorno dal suo viaggio in città, si prende il suo tempo alla fermata del bus. Ha sulla schiena una cesta intrecciata che profuma di frutta. Una ragazzina con un vestitino rosso tutto arricciato chiede qualcosa all’autista e riscende, rimane in piedi vicino a lui e canta per qualche minuto una canzone malinconica, poi passa tra i sedili a chiede qualche moneta.Un ragazzo aiuta ad ogni fermata le signore a scendere, nessun anziano e nessuna giovane donna incinta viaggiano in piedi, un passeggero si offre di sorreggermi la borsa mentre compro il biglietto. Esistono ancora i cavalieri in Costa Rica? O è solo semplicemente una discreta cortese gentilezza che nelle nostre città è andata perduta?
Gli autobus sono una presenza costante nella capitale, circolano imbottigliati in un traffico soffocante e collassano con il resto delle macchine nelle ore di punta. Ci sono modelli nuovi, pulitissimi e brillanti, con i finestrini posteriori e le fiancate decorate, ma non possono competere in bellezza con i ferrivecchi ossidati e anneriti dai gas, ne’ con quelli gialli (scuolabus americani riciclati) scrupolosamente conservati. Che siano nuovi e potenti o vecchi e inquinanti, i bus fanno parte del paesaggio urbano di San Jose e hanno almeno una caratteristica in comune: sono finestre sullo stile di vita quotidiana di questa caotica città: tutti viaggiano in bus, studenti che vanno all’università, impiegate eleganti in tacco alto e trucco perfetto, agricoltori che portano le loro merci, giovani madri e impeccabili bancari. Per pochi colones puoi fare un giro nella vita vera della città: meglio scegliere una fermata di capolinea, per poter avere un posto seduti, si paga il tikete all’autista e ci si gode lo spettacolo.