Vivere verde in Costa Rica
In Costa Rica si può vivere verde e si può anche scegliere di non farlo, come ovunque. Ci sono spazi e tempi che permettono un approccio consapevole con la realtà naturale, con una sana alimentazione, con il rispetto delle culture indigene, la valorizzazione di processi di produzione responsabile e consumo etico. Ci sono piccoli produttori e culture ancestrali che mantengono uno stile di vita sereno in sintonia con la natura. Ci sono persone che scelgono di farne parte, altre che le considerano semplici e poco moderne.
Ho visto persone vivere verde nel centro di Brooklyn e altre non riuscire a farlo dopo essersi trasferiti in una cascina in Toscana. Vivere verde non significa necessariamente mettersi a zappare la terra. Si tratta di adottare uno stile di vita sensato all’interno delle nostre scelte di lavoro e di famiglia, agli impegni e alle necessità che caratterizzano la nostra vita quotidiana. Ci sono scelte urgenti alle quali non possiamo più rinunciare.
Il nostro benessere
Supponiamo di vivere in una grande città, con orari di lavoro pressanti e ritmi frenetici. Supponiamo di investire, per così dire, un fine settimana “nel nostro benessere” e pagare una cifra considerevole per trascorrere qualche giorno nel verde, rilassarci, fare passeggiate, praticare silvoterapia, riconnetterci ai profumi e ai sapori più genuini.
Se dopo aver pagato trecento euro per trascorrere il week end abbracciando gli alberi, nella pausa pranzo di lunedì ci facciamo un panino da tre euro al McDonald sotto l’ufficio qualcosa non sta funzionando. Continuiamo a pagare uno sproposito per la nostra incapacità di scegliere.
Siamo consapevoli che il costo di quel panino, in termini di danni alla salute, all’ambiente e alla dignità delle persone è molto superiore a quello che stiamo pagando in moneta, e che il costo reale di quella scelta sta comunque pesando su di noi come responsabilità etica del nostro benessere?
Anche in Costa Rica posso scegliere se comprare i prodotti di coltivazioni industriali o quelli biologici del contadino, scegliere alimenti sani e prodotti nella zona dove vivo o mangiare salumi e formaggi importati dall’Europa, adducendo a giustificazione che quelle sono le mie radici culturali. Le abitudini alimentari errate non vanno confuse con la cultura della gastronomia che abbiamo la fortuna di mantenere come parte della nostra storia e della tradizione. Se cerco di produrre a casa una ricotta comprando il latte dal mio vicino, perché “mi manca” un sapore a cui sono “abituato”, sto comunque rispettando un sistema produttivo giusto, senza “disturbare”.
Ma se compro al supermercato una fetta di gorgonzola che ha volato per dodici ore prima di atterrare nel mio piatto, qualche domanda me la dovrei fare…
L’ozio creativo
Abbiamo bisogno di ritmi di vita adeguati alla nostra salute e alla nostra felicità. Trovare il tempo di fermarsi, di riposare, di godersi spazi, tempi e rapporti personali. La lentezza ha una funzione omeopatica per il nostro organismo, per la nostra vita. L’ozio creativo predispone l’individuo alla felicità.
L’alimentazione moderna tende a fare scomparire la biodiversità. Grano, riso e mais forniscono più del 60% delle calorie che gli uomini consumano. Si tratta di sole tre specie, è una follia, se le confrontiamo con le migliaia di varietà di vegetali esistenti e producibili. Cento anni fa si producevano settemila varietà di mele e più di duemila varietà di pere. Oggi il 96% del mercato viene coperto da due sole varietà di pere. Questi esempi si possono moltiplicare per ogni tipo di vegetale ci venga in mente. Abbiamo affidato la nostra alimentazione ad un numero troppo limitato di genotipi. In Costa Rica si coltivano per l’esportazione ananas e banane: si tratta di una parte fondamentale dell’economia del paese, e al tempo stesso di un’industria, quella delle multinazionali, che operano in maniera irrispettosa dell’ambiente e delle condizioni dei lavoratori, che non si preoccupa della biodiversità, della natura e della salvaguardia del territorio. Convivere e combattere con questa realtà non è semplice.
Libertà di scelta?
Al supermercato ci troviamo di fronte alla possibilità di scegliere tra cinquanta marche diverse di biscotti e cereali per la colazione, tra decine di latte che sanno di calce e gesso, tra decine di tipi di pane in cassetta talmente intriso di additivi da non scadere mai. Intere corsie di scaffali stracolmi di prodotti il cui ingrediente principale è lo zucchero. Invece di stupirci del fatto che nei nostri paesi l’otto per cento dei bambini di sei anni sia sovrappeso, iniziamo a domandarci perché certi alimenti finiscono nei nostri piatti e soprattutto perché ci sembri normale scegliere tra decine di prodotti tutti uguali tra loro.
Un pianeta in agonia
Il pianeta è in agonia e continuare a vivere a livello globale secondo meccanismi di continua crescita e consumi in aumento, comportandosi come se le risorse fossero infinite, può solo condurre al fallimento. Adottare un nuovo atteggiamento responsabile significa impegnarsi a gestire meglio le risorse, ad avere un rapporto sensato con la natura, produrre in maniera più efficiente e responsabile. Nella corsa alla produzione abbiamo dimenticato il rispetto del mondo che ci ospita travolgendo con la produttività ogni aspetto etico delle nostre esistenze.
Al centro del mondo
Se con Copernico e Galileo gli uomini hanno compreso che la terra non è al centro dell’Universo, ma semplicemente il terzo pianeta di un piccolo sistema solare in una zona periferica, oggi sarebbe ragionevole che una nuova consapevolezza permettesse agli esseri umani di non sentirsi più il centro della vita e del potere attorno al quale ruotano tutti gli altri esseri viventi, ma semplicemente una parte del sistema.